Ci dispiace, il video non è più disponibile! é questa la frase che fa arrabbiare i milioni di utenti di Youtube, la più popolare piattaforma di videosharing, acquisita due anni fa da Google per 1,65 miliardi di dollari. Sempre più spesso infatti gli amministratori del sito si trovano ad eliminare e censurare video resi dapprima disponibili agli utenti. Anche io ne sono stato vittima (vd.post precedente). Chiariamo un concetto, è un'operazione che viene fatta quotidianamente e giustamente dagli amministratori perchè la mole di contenuti pubblicati su Youtube è immensa e di qualsiasi tipo. Quest'ultima mossa però lascia un po' perplessi, seppur a prima vista potrebbe trovare d'accordo chiunque. Contenuti che inneggiano alla sessualità e videoclip che stimolino sessualmente il pubblico saranno messi immediatamente al bando. Ma quali sono esattamente questi contenuti? La semplice presenza di un letto, una posa un po' osè, un vestito trasparente e altre cose di questo tipo. E non solo, sono sgradite immagini violente, video con parole blasfeme o che possano turbare l'opinione pubblica. Insomma una vera e propria svolta moralista. Pensandoci un attimo, allora non vedremo sicuramente gran parte degli spezzoni della nostra tv, infarcita di "volgarità" dalla mattina alla sera (in fondo non ci perderemmo niente). E che dire invece dei reportage di guerra, dei filmati fatti dai videoreporter, oppure dei video amatoriali che hanno dato l'input a indagini della magistratura? Materiale messo al bando. Poi accendi la tv e ti ritrovi assassini, morti e mutilati da tutte le parti. Le contraddizioni non mancano e invitano a fare una serie di riflessioni. Come mai Youtube, regno dell'anarchia per eccellenza, continua a porre tutti questi paletti agli utenti? Quale sarà il futuro dei contenuti generati dagli utenti? La libertà di pubblicare contenuti dovrà scontrarsi con politiche editoriali "politically correct"? Cosa vuole fare veramente Google attraverso Youtube? Alla fine come cambierà il rapporto fra Youtube, gli utenti e le aziende? Le risposte possono esssere tre. La prima: da sempre l'obiettivo di Google, e in fondo quello che ha fatto la fortuna della cosiddetta economia della ricerca, è presentare all'utente ciò che è rilevante per lui in quel momento. Perciò via i contenuti sgradevoli non rilevanti. La seconda: il braccio di ferro fra Google e le media company; queste impongono la rimozione di determinati contenuti protetti dal copyright intentando continue cause giudiziarie al colosso di Mountain View. La terza: la crisi finanziaria internazionale ha colpito anche Google, perciò è necessario cambiare le politiche editoriali di Youtube. é noto infatti che l'investimento di 1,65 miliardi di dollari non stia rendendo per come ci si aspettava. Le aziende hanno paura a posizionare il proprio marchio vicino a contenuti che possono ledere la loro immagine e la reputazione. Tutto ciò si traduce in termini economici in minori introiti per Google, desiderosa adesso e più che mai a fare profitti a causa di una crisi che non ha risparmiato nessuno. Sarà la svolta per un cambio d'immagine anche di Youtube? Gli utenti saranno messi in ginocchio dalle prediche googoliane? Vedremo.
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